Il riutilizzo di abiti non appropriatamente sterilizzati è un serio rischio per molti settori professionali. Vediamo come agire per garantire alti livelli di pulizia e igiene all’interno dell’ambiente di lavoro, con un focus particolare al settore dentistico e a quello di estetisti e tatuatori.
Il mantenimento di alti standard di igiene e pulizia è prioritario all’interno di diversi settori professionali.
Si tratta di una esigenza raggiungibile soltanto attraverso una fedele attinenza alle norme di legge, che disciplinano ciascuna attività, e una costante collaborazione tra datori di lavoro e dipendenti.
Oltre all’utilizzo di prodotti monouso, che una volta utilizzati vanno accuratamente eliminati attraverso il relativo processo di smaltimento, molti mestieri necessitano di strumentazioni e capi di abbigliamento riutilizzabili. Questi, a differenza dell’oggettistica usa e getta, devono essere sottoposti a un accurato processo di lavaggio e sterilizzazione, che li renda pronti al nuovo utilizzo.
Ecco il nostro Abbigliamento professionale: www.misterguanto.it/categoria-prodotto/abbigliamento-professionale/
LAVAGGIO E CONSIGLI PER ABBIGLIAMENTO DENTISTI
Uno dei campi in cui la necessità di igiene è assolutamente indispensabile è ovviamente quello sanitario. In particolare, è opportuno approfondire gli adempimenti che gli addetti del settore dentistico e odontoiatrico devono rispettare.
Queste professionalità operano spesso in studi o abitazioni private, dove può non essere presente un iter di sterilizzazione strutturato come si è soliti riscontrare nelle grandi aziende ospedaliere. Occorre quindi che dentisti e odontoiatri rispettino una serie di accorgimenti che consentono di garantire il massimo della pulizia anche senza il ricorso a un lavaggio professionale dei propri capi di abbigliamento.
Il capo di vestiario sottoposto maggiormente a contatti con sporcizia ma anche con agenti patogeni di origine biologica è sicuramente il camice.
E’ consigliabile che sia bianco o di una colorazione chiara in grado di rendere facilmente visibile anche a occhio nudo eventuali macchie e contaminazioni. Il camice deve essere utilizzato essenzialmente durante le operazioni all’interno dello studio medico e dismesso non appena vengono completati gli interventi sui pazienti.
Pur in assenza di macchie evidenti, è necessario pulire l’intera divisa di lavoro almeno una volta alla settimana.
Nel caso si presenti la necessità di un lavaggio d’urgenza, dovuto al contatto con sangue o altri liquidi organici potenzialmente infettivi, è di primaria importanza disindossare il camice il prima possibile, compatibilmente con le tempistiche dell’intervento in atto.
Occorre poi pulire subito la macchia sotto acqua corrente fredda sino ad eliminare visivamente la chiazza; in un secondo momento è bene sottoporre la parte interessata a un trattamento disinfettante, ricorrendo a prodotti come l’ipoclorito di sodio.
Per quanto riguarda il lavaggio di routine è poi necessario rispettare una serie di accorgimenti speciali.
Innanzitutto per salvaguardare colorazione, forma e resistenza dei tessuti è essenziale separare i diversi capi a seconda delle loro caratteristiche.
Ogni abito ha infatti bisogno di un trattamento in linea con le proprie qualità: si consiglia quindi di leggere attentamente le etichette dove sono chiaramente indicati temperature e tipo di lavaggio cui esso deve essere sottoposto per non comprometterne il riutilizzo a lungo termine.
Per quanto riguarda i capi bianchi in cotone, dopo un pretrattamento con prodotti disinfettanti, è consigliabile passare a un programma in lavatrice, selezionando un ciclo con le temperature più elevate possibili e in ogni caso non inferiori ai sessanta gradi.
Per le divise di altri colori (sono molto diffuse in ambito sanitario le tinte più scure, come il blu) è invece necessario un programma con temperature più basse, indicativamente tra i trenta e i quaranta gradi.
In linea generale tutti i capi di abbigliamento di cotone bianco sono trattabili con maggiore sicurezza per quanto riguarda il mantenimento della loro integrità sia in termini di colore che della loro forma.
Abbigliamento colorato o con una composizione diversa dal cotone al 100% presenta un maggior rischio di deterioramento quando viene sottoposto a ripetuti lavaggi. Non è infatti inusuale avere a che fare con abiti professionali prodotti con materiali differenti: lana, seta, fibre artificiali come il rayon (ricavato attraverso la lavorazione della cellulosa) o fibre sintetiche come il poliestere sono spesso utilizzate nella realizzazione di capi di vestiario. In questi casi diventa di primaria importanza la scelta del detersivo e del programma di lavaggio specificatamente indicato nelle rispettive etichette.
Un’attenzione particolare deve essere posta poi sull’uso degli ammorbidenti: in alcuni casi infatti essi possono compromettere la qualità dei capi, specialmente di quelli provvisti di tecnologia traspirante, in grado di assorbire il sudore dalla pelle e mantenerla fresca. L’ammorbidente può infatti creare un rivestimento che inibisce la capacità del tessuto di garantire una perfetta asciugatura del derma. Anche nei casi di tessuto idrorepellente, utili per quelle professionalità a stretto contatto con liquidi dannosi, l’ammorbidente potrebbe influire sulla capacità della finitura di respingere eventuali infiltrazioni.
Concluse le operazioni di lavaggio, ci sono altre indicazioni da seguire per garantire la massima igiene al vestiario professionale. Per quanto riguarda l’asciugatura è preferibile un’asciugatura naturale, con il capo al contrario e protetto da fonti luminose dirette. Se si sceglie di usare l’asciugatrice, è consigliabile non lasciare che il capo si asciughi completamente: la maggior usura e il maggiore rischio di restringimento si verificano quando l’indumento quasi asciutto viene lasciato ulteriormente nell’elettrodomestico. Inoltre la presenza di una leggera umidità è condizione ottimale per passare alla stiratura, fase finale del processo di pulizia del capo, dopo la quale la divisa di lavoro è pronta per essere riutilizzata.
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I consigli sopraindicati non sono diretti ai soli addetti del settore sanitario, ma si estendono a una serie di professionalità che condividono con dentisti e medici la necessità di indossare capi di abbigliamento specifici sul luogo di lavoro.
CONSIGLI PER IL SETTORE ESTETICO E TATUATORI
Parliamo per esempio degli addetti del settore estetico, un campo dove minore è la possibilità di contatto con sostanze infettive ma dove permane comunque un obbligo di igiene e pulizia.
Gli estetisti sono tenuti a indossare abiti puliti, preferibilmente di colore chiaro, e sottoporli a lavaggi periodici.
Similmente anche i tatuatori e piercer devono attenersi a uno scrupoloso insieme di regole igieniche, soprattutto perché il frequente contatto con sangue e liquidi organici può comportare notevoli rischi di infezione se l’abbigliamento di lavoro non è adeguatamente trattato al termine dell’attività.
CONSIGLI SU COME CONSERVARE ABITI DA LAVORO
Concludiamo dando qualche indicazione sulle modalità di conservazione delle divise di lavoro.
Affinché l’abbigliamento pulito mantenga adeguate condizioni igieniche fino al momento del suo nuovo utilizzo è essenziale che sia riposto in appositi armadietti, lontani dal contatto con indumenti sporchi o abiti indossati all’esterno.
È opportuno avere almeno due completi di riserva puliti, in grado di essere prontamente indossati in caso di compromissione dell’abbigliamento in uso.
È infine consigliabile conservare insieme agli abiti tipicamente professionali (come camici e casacche), anche capi di vestiario comuni: magliette, pantaloni, felpe possono infatti rivelarsi più comodi e agevoli da indossare per il professionista non direttamente impegnato in un intervento. È però necessario che anche questi vestiti “comuni” non siano utilizzati mai al di fuori del luogo di lavoro riducendo così il rischio di contaminazione con le persone e gli ambienti esterni.
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