Autore: Stefano
Guanti Lattice – OFFERTE di OTTOBRE
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Guanti Monouso: dal lattice al nitrile, scopri il guanto più giusto per te
Una guida per conoscere punti di forza di ogni modello e aiutare i professionisti nella scelta migliore per le loro necessità lavorative.
Dalle produzioni 100% naturali alle soluzioni anallergiche, approfondiamo le qualità specifiche di ogni tipo di guanto.
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Guanti monouso, quali scegliere?
Sono tante ed estremamente diverse le professionalità che richiedono l’utilizzo dei guanti monouso.
Altrettanto differenti sono però i materiali utilizzati nella loro realizzazione.
Cerchiamo di fare chiarezza sui vari tipi di guanti monouso e capire le caratteristiche specifiche di ogni modello.
Visitando lo shop del sito web MisterGuanto.it, vi troverete di fronte a una vasta selezione dei principali tipi di guanti per uso professionale.
La scelta va da quelli in lattice, con e senza polvere (tra poco spiegheremo in cosa consiste tale distinzione), a quelli prodotti con l’utilizzo di nitrile e vinile: materiali che, come avremo modo di vedere, possono essere adoperati in contesti in cui il classico guanto in lattice non è adatto.
Anche le varianti in nitrile e vinile sono venduti con o senza polvere. Per aiutarvi in una scelta tutt’altro che scontata, il passo iniziale è scoprire le virtù di ogni modello.
Guanti monouso in lattice con polvere, origini e caratteristiche
Partiamo dai guanti in lattice.
Si tratta di un prodotto biodegradabile, quindi smaltibile senza il rischio di procurare danni all’ambiente.
Il lattice infatti è interamente naturale, ricavato dall’incisione delle cortecce degli alberi della Gomma.
La loro origine risale al XIX secolo: il chirurgo statunitense William Stewart Halsted nel 1889 commissionò infatti alla Goodyear (azienda attiva ancora oggi nella realizzazione di pneumatici) la produzione di un guanto di gomma per proteggere le mani di una sua ferrista, l’infermiera incaricata di porgergli i ferri chirurgici durante gli interventi sui pazienti. La donna aveva infatti sviluppato una dermatite causata dal contatto con i disinfettanti, che venivano all’epoca utilizzati di solito per rendere sterili le strumentazioni mediche: l’utilizzo di una protezione per la sua pelle si rese quindi necessaria per risolvere il problema. Da allora il guanto in lattice entrò in pianta stabile nelle sale operatorie di tutto il mondo, indossato sia dal personale infermieristico che dagli stessi chirurghi i quali fino ad allora avevano sempre operato a mani nude, con conseguenti seri rischi di infezione sia per la salute propria che per quella dei pazienti. L’utilizzo del guanto in lattice si estese nei decenni successivi ai più disparati ambiti professionali.
Questo tipo di guanto, oltre a garantire un’adeguata protezione contro eventuali agenti infettivi e patogeni, lascia pressoché inalterato il grado di sensibilità di chi li indossa.
Il lattice presenta inoltre una resistenza notevole ed si oppone a possibili perforazioni e strappi che possono verificarsi a contatto con le più varie strumentazioni professionali.
A sorprendere è poi soprattutto il carattere elastico del materiale: i guanti in lattice sono in grado di adattarsi perfettamente alle dimensioni e alla forma della mano che riveste e di riacquistare in un secondo momento, al termine del loro utilizzo, il loro aspetto originario senza la presenza di alcuna deformazione.
Sono i più diffusi tra gli addetti del settore sanitario e della ricerca bio-medica.
Non a caso garantiscono un buon grado di impermeabilità alle mani che trattano liquidi e sostanze biologiche il cui contatto diretto potrebbe comportare conseguenze dannose per l’organismo umano.
Il lattice mostra inoltre una moderata resistenza chimica se sottoposto a soluzioni acquose, detergenti e detersivi diluiti.
Per facilitarne l’indossamento, i tradizionali guanti in lattice sono ricoperti da un leggero strato di polvere, solitamente ricavata dalla lavorazione dell’amido di mais.
Si tratta di una sostanza naturale, normalmente assorbibile senza ripercussioni particolari dal derma umano.
La polvere inoltre non contiene glutine, cosa che consente ai guanti in lattice di essere utilizzati anche nell’ambito della ristorazione.
Sono infatti particolarmente indicati per la preparazione di pasti per celiaci, durante la quale si rende necessaria un accurato e continuo monitoraggio affinché il piatto non contenga tracce di glutine e dei suoi derivati.
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Guanti monouso in lattice senza polvere
All’interno della gamma dei guanti in lattice, è però possibile virare anche su una soluzione senza polvere.
L’amido di mais con il quale viene prodotta può infatti causare reazioni nei soggetti che presentano allergie per quell’alimento.
L’intolleranza al mais sta diventando sempre più comune nella categoria delle allergie alimentari: essa può essere causata o associata ad altre patologie come nel caso della celiachia, ma si può presentare anche come forma allergica isolata.
L’eliminazione della polvere si rende quindi necessaria per ridurre la possibilità di dermatiti, irritazioni e allergie aeree sia in chi li indossa che in chi vi entra in contatto indirettamente.
I guanti in lattice di questo tipo mantengono comunque le caratteristiche di impermeabilità e resistenza dei tipici monouso con polvere, offrendo allo stesso tempo una soluzione adatta alle pelli più sensibili e a chi presenta intolleranze alimentari, più o meno accentuate.
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Guanti monouso in lattice con aloe
È possibile trovare in commercio anche una variante di guanti senza polvere trattati con l’aggiunta di aloe.
L’aloe è il succo che si ricava dalla pianta omonima: la procedura di estrazione del liquido dal vegetale è una pratica molto antica, testimoniata addirittura da fonti storiche risalenti al secondo millennio prima di Cristo.
Solo dal 1959 prese il via uno studio sistematico della pianta dell’aloe, soprattutto grazie alle indagini e agli esperimenti del farmacista statunitense Bill Coats. Questi riuscì nell’intento di mettere a punto un metodo volto a rendere più agevole l’estrazione e la successiva commercializzazione dei liquidi di quella pianta.
Da sempre utilizzata per l’igiene e la cura del corpo, l’aloe vanta pure capacità cicatrizzanti ed è usata come cura contro le ustioni.
Applicata ai guanti monouso, garantisce una perfetta idratazione delle mani e una maggiore facilità nell’indossamento, sopperendo alla mancanza della polvere.
Questo tipo di guanto è consigliato per coloro che ne fanno un utilizzo prolungato durante la loro attività lavorativa.
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Guanti monouso in lattice hi-risk
Prima di passare all’analisi degli atri materiali con cui si realizzano i guanti monouso, è importante ricordare un’ultima versione di quelli prodotti in lattice.
Sono infatti in commercio i guanti hi-risk, indicati per le professioni in cui il rischio di contatto con agenti patogeni è più alto.
Rispetto agli altri modelli, gli hi-risk hanno una lunghezza maggiore, di solito sui trenta centimetri, che garantisce la protezione della pelle fino alla prima parte dell’avambraccio. Sono anche più spessi dei normali guanti in lattice: superano infatti gli 0,30 millimetri contro i canonici 0,20 degli altri modelli.
Realizzati senza l’aggiunta di polvere, sono dotati di clorinatura sia interna che esterna: si tratta di un trattamento a base di cloro che facilita l’indossatura e allo stesso tempo consente esternamente una maggiore resistenza alla penetrazione di liquidi e grassi.
Presentano inoltre una finitura micro-ruvida (il cosiddetto micro-grip) che consente maggiore sensibilità e una migliore presa tattile anche a contatto con i materiali più scivolosi.
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Guanti monouso in vinile
Concluso l’approfondimento sui vari modelli di monouso fabbricati in lattice, è giunto il momento di dedicarsi all’analisi degli altri materiali con cui vengono solitamente prodotti i guanti per uso professionale.
Uno di essi è il vinile, nome corrente del polivinilcloruro, spesso abbreviato con la sigla PVC.
Si tratta di un materiale prodotto chimicamente, non rintracciabile quindi in natura, e solitamente utilizzato per la memorizzazione analogica dei segnali sonori.
Il PVC fu isolato per la prima volta in alcuni esperimenti di laboratorio alla fine dell’Ottocento.
Nei primi decenni del secolo successivo vennero tentati alcuni suoi utilizzi commerciali, ma il materiale si presentava estremamente rigido e allo stesso tempo fragile.
Solo a partire dal 1926, un’azienda statunitense produttrice di gomma riuscì a sviluppare una tecnica capace di rendere maggiormente lavorabile il vinile.
Ricorrendo all’aggiunta di una miscela di additivi plastificanti, si arrivò ad ottenere un prodotto molto più flessibile e malleabile, qualità che comportarono la diffusione del vinile nei più diversi ambiti professionali.
Il PVC è arrivato ben presto a sostituirsi perfino alla gomma e al lattice, di cui riesce a imitare la natura elastica e modellabile.
Viene così a tutt’oggi impiegato per la realizzazione dei guanti monouso, commercializzati a un costo minore rispetto a quelli in lattice naturale.
Inoltre l’assenza totale del lattice riduce ulteriormente le reazioni di soggetti allergici alle sue proteine, intolleranza sempre più diffusa e diagnosticata ai giorni nostri.
Convenienza economica e riduzione di rischi allergici sono i principali vantaggi del vinile che però presenta alcune note dolenti.
Rispetto agli altri modelli prodotti con materiali di origine naturale, i guanti in PVC necessitano invece di un procedimento di smaltimento speciale, volto ad evitare che il vinile nel suo processo di decomposizione rilasci diossina.
Sono inoltre meno resistenti agli strappi e alle perforazioni rispetto agli altri modelli di guanti.
Il loro utilizzo è quindi indicato per coloro che sono impegnati in settori a basso rischio di contaminazione e che possono avvantaggiarsi di un prodotto a basso costo, ma comunque in grado di offrire una protezione soddisfacente all’organismo umano.
I guanti in vinile si trovano anch’essi in commercio sia nella variante con polvere che in quella senza polvere.
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Guanti monouso in nitrile
Il vinile non è l’unica sostanza alternativa all’utilizzo del lattice nella realizzazione dei monouso.
È infatti possibile produrre dei guanti professionali in nitrile: quest’ultimo è un composto organico, la cui lavorazione in laboratorio ha portato alla creazione di una serie di monomeri e polimeri derivati, impiegabili in molteplici ambiti lavorativi.
Dal nitrile derivano per esempio le colle ciano-acriliche, potenti adesivi in grado di incollare materiale organico e usate di conseguenza essenzialmente in campo chirurgico.
Dal nitrile si può però ricavare anche un tipo di gomma sintetica, attraverso l’impiego e la lavorazione di due suoi derivati, l’acrilonitrile e il butadiene.
Tale procedimento consente quindi la produzione di guanti monouso che, rispetto ai modelli realizzati in lattice e vinile, si dimostrano in possesso di diversi punti di forza. Presentano infatti un maggior grado di elasticità, un livello più alto di resistenza meccanica e chimica, grande sensibilità tattile e capacità ergonomica.
Sono inoltre in grado di offrire la massima protezione per chi lavora con le sostanze chimiche più pericolose per l’essere umano o per chi si trova a contatto prolungato con gli idrocarburi.
È possibile trovarne in commercio diverse varianti.
Sullo shop del sito MisterGuanto.it, oltre ai normali guanti in nitrile senza polvere è possibile scegliere per esempio anche dei guanti in nitrile nero, anch’essi senza polvere ma dotati di clorinatura interna, per facilitarne l’indossamento, e di micro-grip sulle dita, che soddisfano i bisogni di coloro che sul luogo di lavoro hanno necessità di una presa e una sensibilità tattile ottimale.
Per la loro notevole impermeabilità, sono particolarmente indicati anche per tatuatori, estetisti, parrucchieri e altre professionalità che lavorano quotidianamente con tinture e liquidi coloranti.
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Le normative di riferimento
Siamo così giunti al termine del nostro approfondimento sulle diverse categorie di guanti monouso disponibili sul mercato. È bene però ricordare alcuni consigli utili che devono orientare la nostra scelta di acquisto, indipendentemente da quale sia il modello che troviamo più congeniale per le nostre necessità professionali. È infatti indispensabile verificare attentamente se il prodotto da noi selezionato sia conforme o meno alle regole europee relative alle norme di sicurezza dell’individuo.
Il guanto monouso deve innanzitutto essere prodotto nel rispetto di quanto previsto dal “Regolamento dell’Unione Europea sui dispositivi di protezione individuale”, varato nel marzo del 2016 ed entrato a tutti gli effetti in vigore dall’aprile del 2018. Affinché possano essere utilizzati in ambito lavorativo, i guanti devono essere infatti riconosciuti come dispositivi di protezione individuale. Il regolamento europeo, che indica tre categorie di rischio da cui questo genere di dispositivi deve difendere colore che li utilizzano, inserisce i guanti monouso nella categoria più importante, la terza. Quest’ultima raggruppa esclusivamente i rischi che possono comportare conseguenze molto gravi per l’organismo, da danni irreversibili alla salute fino alla morte. Se ne deduce quindi come il corretto utilizzo di questi strumenti possa essere di vitale importanza per il benessere di chi li usa e di chi vi entra in contatto più o meno direttamente.
I guanti monouso devono poi essere conformi alla normativa contro il rischio chimico e i microorganismi, nota come EN 374. Questi prodotti devono rispettare obbligatoriamente tale normativa al fine di evitare qualsiasi penetrazione nociva nell’organismo umano e mantenere le mani ben isolate da qualsiasi tipo di contaminazione, anche dopo minuti o ore di contatto con materiali pericolosi. La EN 374 si divide in tre ulteriori livelli, in cui vengono ripartiti i singoli prodotti a seconda del loro grado di resistenza alla possibile penetrazione di agenti patogeni. C’è quindi l’EN 374-1, che raccoglie le specifiche che ogni tipo di guanto deve rispettare perché possa essere destinato a un uso professionale; l’EN 374-2, che invece raggruppa solo quei guanti in grado di evitare la penetrazione e la perforazione da parte di sostanze chimiche e batteriche; l’EN 374-3, in cui rientrano gli articoli in grado di far fronte a prodotti chimici non gassosi. Di quest’ultima sezione fanno parte i guanti in nitrile, indicati infatti per le professioni che entrano a contatto con i materiali più rischiosi per l’uomo.
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Su Mister Guanto tutto l’occorrente per garantire alti standard di sicurezza sul posto di lavoro
Centri estetici, Mister Guanto è l’alleato giusto per la cura e il benessere del corpo
Il settoreBeauty è in forte crescita, ma spesso si dimenticano i rischi dovuti all’utilizzo di sostanze inidonee.
Mister Guanto mette a disposizione un’ampia offerta di prodotti di qualità per i professionisti dell’estetica, che possono così operare in un ambiente salutare e igienico.
PANORAMICA SETTORE BEAUTY IN ITALIA
All’interno del panorama economico globale, il settore Beauty è sicuramente uno degli ambiti lavorativi più promettenti. Stando alle ultime statistiche, le professioni riguardanti la cura e il benessere del corpo costituiscono un giro di affari che, a livello mondiale, supera i 400 miliardi di euro.
Una cifra destinata a crescere nei prossimi anni, a testimonianza di come questo campo si stia delineando come un’invitante possibilità di investimento.
Il nostro Paese non fa eccezione: negli ultimi tempi, si è registrato un sensibile aumento del numero di attività di questo genere.
Spa, strutture termali e strutture specificatamente realizzate per accogliere il cosiddetto “turismo del benessere” si stanno diffondendo sempre più a ogni latitudine della penisola italiana: alcune stime parlano di una crescita di fatturato di oltre il 15% dal 2015 al 2017.
Una buona parte di questa espansione è dovuta anche alla proliferazione dei centri estetici, attività che necessita di un investimento non troppo oneroso e che può arrivare a garantire una buona fonte di guadagno.
MA QUAL E’ L’ITER PER APRIRE UN CENTRO ESTETICO ?
In un mercato così in espansione e competitivo, è essenziale seguire una serie di accortezze e linee guida che consentano di far decollare la nostra impresa e porla in risalto rispetto a una folta concorrenza.
La prima cosa da fare è sicuramente la scelta di un luogo adatto: è consigliabile selezionare una location vicina alle aree più frequentate della città, che consenta ai potenziali clienti di raggiungerla velocemente, magari in pausa pranzo o in un ritaglio di tempo.
È poi importante stabilirsi in un locale sufficientemente ampio, che consenta l’installazione di lettini e di tutta la strumentazione necessaria, senza compromettere la creazione di un’area destinata alla sala d’attesa.
Occorre poi valutare attentamente quali servizi abbiamo intenzione di offrire alla futura clientela: è possibile proporre una vasta gamma di trattamenti per la cura e il benessere del corpo o specializzarsi su pochi.
La decisione varia a seconda del contesto: se apriamo all’interno di un mercato locale già ricco di centri di bellezza è meglio puntare forte su un singolo trattamento; viceversa, se la nostra attività si trova in un’area priva di altri professionisti del settore Beauty è importante garantire alla clientela una selezione di servizi quanto più varia possibile.
SCELTA DEI PRODOTTI
Ma a fare la differenza con la concorrenza è soprattutto la scelta di prodotti di alta qualità utilizzare durante le sedute, unitamente all’attenzione per la salvaguardia della salute di utenti e personale del centro estetico.
Prioritario resta il mantenimento di alti standard di igiene dei locali, per evitare che sostanze biologiche potenzialmente dannose si diffondano.
Occorre quindi pulire accuratamente tutti gli ambienti, sostituire l’oggettistica monouso all’ingresso di ogni nuovo cliente e disinfettare, al termine di ciascun trattamento, tutti gli strumenti utilizzati.
Anche da parte degli operatori è necessario il rispetto di una attenta deontologia: i professionisti devono sempre dotarsi di guanti e di ulteriori dispositivi di protezione individuale qualora i trattamenti lo richiedano, indossare un abbigliamento idoneo alle proprie mansioni e procedere al lavaggio delle mani al termine di ogni trattamento.
Il rischio maggiore a cui sono sottoposti sia i clienti che il personale è però il rischio chimico, dovuto al ricorso, durante le varie sedute, a sostanze che prevedano un uso cauto e attento.
Il pericolo è tanto maggiore se ricorriamo a prodotti di bassa qualità.
E’ quindi essenziale nella scelta delle forniture non cercare la soluzione più economica ma ricorrere sempre a marchi sicuri ed affidabili.
Un trattamento effettuato con una sostanza non idonea può infatti comportare complicazioni sia a livello cutaneo che respiratorio.
Consapevole di questi rischi, Mister Guanto ha deciso quindi di offrire agli operatori del settore Beauty un’ampia selezione di prodotti di qualità, ideali per entrare a far parte della fornitura di un centro estetico.
In una sezione dedicata del sito web dell’azienda è possibile consultare un catalogo dell’oggettistica usa e getta più utilizzata dai professionisti di questo settore.
Accanto ai vari modelli di guanti monouso (disponibili in lattice, ma anche nella versioni ipoallergeniche in vinile e nitrile) troviamo vantaggiosi set di veline cosmetiche, lenzuoli copri-lettino in pura cellulosa e rotoli di strappa-cera.
Ma l’offerta di Mister Guanto non si ferma qui e mette a disposizione dei suoi clienti anche articoli a lunga durata e strumenti indispensabili per vari tipi di trattamento.
Per chi effettua la depilazione a caldo, è possibile acquistare un set di pratici pentolini scalda-cera e le confezioni da 100 pezzi di spatole.
Sul web shop dell’azienda, non manca poi un’ampissima selezione di prodotti per la cura dell’intero organismo. Troviamo oli corpo, cere depilatorie, gel ed emulsioni in infinte varianti e fragranze.
Ad accomunare un campionario così variegato di articoli ci sono però i medesimi standard di alta qualità, capaci di garantire un’ottimale seduta di benessere al nostro copro senza comportare conseguenze spiacevoli per la salute tanto del cliente quanto del professionista.
Guanti monouso — > http://bit.ly/2J6qjn6
Articoli monouso ( veline-lenzuoli copri lettino ecc…) —> http://bit.ly/2vVTSzr
Olii – Cere depilatorie ecc… —> http://bit.ly/2YnWaUb
Strutture ricettive e case di cura, Mister Guanto è la soluzione ottimale per l’igiene di persone e ambienti
Un’unica azienda in grado di venire incontro alle esigenze di pulizia e sicurezza di entrambi i settori: dai guanti monouso fino alle divise da lavoro, tutto l’occorrente per garantire la salute di personale e ospiti in hotel, bed & breakfast, case di riposo e centri di assistenza sanitaria.
CARATTERISTICHE E SVILUPPO DEL SETTORE TURISTICO
Il settore turistico è da sempre un punto di forza dell’economia italiana.
Il patrimonio storico e culturale del nostro Paese costituisce una risorsa unica e preziosa, che andrebbe valorizzata adeguatamente dalle istituzioni per renderla il volano dell’intero comparto produttivo.
Dove non arrivano i governi, è spesso l’iniziativa dei singoli cittadini a fare la differenza.
Si spiega così la crescita costante che da qualche anno caratterizza il campo delle strutture ricettive: hotel di piccole e medie dimensioni, ma anche bed & breakfast, guesthouse e case vacanze a gestione familiare stanno rapidamente espandendo il loro giro di affari.
Il pullulare di queste strutture di accoglienza rischia però di saturare un settore che, per quanto la domanda si confermi in crescita, rischia, senza una precisa regolamentazione, di tradire le aspettative di guadagno degli investitori.
All’interno di un mercato in espansione e così variegato, per distinguersi dalla moltitudine è essenziale puntare il più possibile sulla sponsorizzazione di un immagine di professionalità.
Il discorso riguarda soprattutto le strutture ricettive più piccole: b&b e casa vacanze, pur contando spesso su una gestione a carattere familiare, devono cercare di adottare piccoli accorgimenti che consentano di differenziarsi dalla massa e puntare a standard di qualità in ogni aspetto della propria attività.
Il consiglio è quello di ricorrere soprattutto per quanto riguarda la pulizia delle camere a strumenti e personale il più qualificati possibile.
Gli addetti all’igiene delle camere devono agire seguendo scrupolosamente la legislazione in materia e dotandosi di un abbigliamento e di un’oggettistica indicata per l’uso professionale.
MONOUSO per Attività Ricettive
Mister Guanto, all’interno del suo ampio catalogo, mette a disposizione dei propri clienti un vasta gamma di prodotti di grande utilità per chi lavora nel settore ricettivo.
La priorità nelle camere d’albergo e in ogni tipo di struttura di accoglienza è infatti quella di offrire i massimi livelli di igiene.
Oltre ad assicurare condizioni ottimali della stanza nel momento dell’ingresso dei nuovi clienti, è importante però tenere di contro la salvaguardia della salute degli addetti alle pulizie: essi infatti quotidianamente possono correre il rischio di entrare in contatto con agenti patogeni e infettivi.
Da qui deriva l’obbligo di operare sempre con l’uso di guanti monouso.
A tal proposito, Mister Guanto mette a disposizione una scelta davvero ampia di questi dispositivi: sullo shop del sito web dell’azienda si trovano guanti realizzati sia in Lattice che in altri materiali alternativi, come il Nitrile e il Vinile, i quali limitano la possibilità di reazioni allergiche in chi li indossa ma anche in chi entra in contatto indirettamente con il guanto.
Particelle di Lattice infatti potrebbero staccarsi dal monouso, insediarsi nell’ambiente della camera e provocare reazioni allergiche negli ospiti intolleranti a quel prodotto: onde evitare conseguenze di tale genere, il ricorso al Nitrile o al Vinile sembra la scelta più sicura.
ABBIGLIAMENTO PROFESSIONALE per Attività Ricettive
Accanto ai monouso, sul sito di Mister Guanto, si trova anche una sezione dedicata all’abbigliamento professionale: essa comprende t-shirt, felpe, pantaloni, che possono essere facilmente proposte al personale della propria struttura come divisa da lavoro.
Si tratta di capi di vestiario comodi e resistenti, facilmente personalizzabili dall’azienda che li acquista con loghi e segni distintivi: un piccolo stratagemma in grado di rendere riconoscibile visivamente il proprio brand e rinforzare la propria immagine di professionalità.
Fornire un abbigliamento specifico per le mansioni lavorative ha però come scopo principale quello di contribuire alla salvaguardia di un ambiente salutare e igienico: se il personale della struttura opera all’interno del luogo di lavoro esclusivamente con le proprie divise, si ottiene una riduzione della possibilità di propagazione di agenti patogeni.
Specialmente gli addetti alle pulizie giornaliere dovrebbero imparare a disindossare quei vestiti non appena terminano le proprie mansioni, di modo che non possano trasformarsi in un pericoloso veicolo di contagio.
Articoli consigliatoi per RISTORAZIONE
Un protocollo ancora più rigido e attento deve essere rispettato da quelle strutture ricettive che offrono anche un servizio di ristorazione.
È bene che il personale di cucina sia diverso da quello che si occupa del servizio nelle camere: qualora la struttura fosse a gestione familiare e avesse un organico ridotto, le persone che svolgono ruoli differenti, durante l’arco del giorno, devono assolutamente prendere tutte le dovute precauzioni.
È fondamentale per esempio svestire gli abiti utilizzati durante le ore di pulizia e indossare una divisa specifica quando si entra in cucina; anche nel settore culinario, è poi importante lavorare solo con guanti ad uso professionale, evitando possibilmente il Lattice che rischierebbe di contaminare inavvertitamente i cibi e causare problemi nelle persone allergiche a quel materiale.
ARTICOLI per Case di Riposo e Centri di Assistenza Sanitaria
L’esigenza del rispetto di alti standard di igiene riguarda senza dubbio anche le case di riposo e i centri di assistenza sanitaria.
Complice il prolungamento della vita media di uomini e donne, sta aumentando la presenza sul territorio di realtà che forniscono cure e sistemazioni, temporanee o a lungo termine, a persone anziane che non possono più vivere in completa autonomia.
I livelli di igiene devono rimanere sempre ottimali, cosa che comporta la necessità di sessioni di pulizia quotidiane in tutti i luoghi della struttura.
Rispetto al settore ricettivo, la possibilità di entrare in contatto con agenti patogeni aumenta: le case di riposo o i centri di assistenza sanitaria, infatti, ospitano tendenzialmente le fasce della popolazione più vulnerabili al contagio e, senza le dovute accortezze, possono costituirsi come luoghi dove le malattie infettive si diffondono più facilmente.
È quindi di primaria importanza che le pulizie giornaliere vengano effettuate adottando tutti gli scrupoli: l’utilizzo e il disindossamento dei guanti al termine di ogni sessione resta prioritario, così come l’uso di capi di vestiario specifici che vanno accuratamente riposti al termine del lavoro e sottoposti a trattamenti di lavaggio frequenti e intensi.
Articoli per Personale Infermieristico per case di Riposo
Mister Guanto offre prodotti utili e affidabili non soltanto agli addetti alle pulizie degli ambienti, ma anche al personale infermieristico incaricato di prendersi cura direttamente degli ospiti delle case di riposo.
Per questo tipo di figure professionali è stata ideata una serie di offerte speciali: a prezzo scontato è infatti possibile acquistare 6.000 manopole, nella versione soft o saponata, ideali per garantire un lavaggio accurato dei pazienti, senza il rischio di contagio reciproco con l’operatore sanitario.
La manopola in versione soft è realizzata in TNT di poliestere, sigillata ad ultrasuoni e disponibile in colore bianco.
La manopola in versione saponata è invece prodotta in TNT di Viscosa e Polietilene: alle caratteristiche del modello soft aggiunge un delicato profumo di lavanda e l’azione di un detergente fluido di origine vegetale, arricchito da efficaci agenti anti-batterici.
Conclude l’offerta dedicata alle case di riposo anche il pack di bavagli politenati, utilissimi per dare protezione alla parte superiore del corpo dell’assistente sanitario durante le operazioni di lavaggio o di cura del paziente.
Concludiamo elencando una serie di altri prodotti monouso che si sposano perfettamente con le necessità degli addetti tanto del settore ricettivo quanto del settore dell’assistenza agli anziani.
Sul web shop di Mister Guanto, a prezzi molto vantaggiosi, troviamo tovaglioli, bobine di scottex asciugatutto, carta igienica, box di salviette, copriscarpe in TNT, grembiuli e tanto altro ancora.
Una vasta gamma di oggettistica usa e getta che può essere proficuamente introdotta nel proprio ambiente lavorativo, allo scopo di mirare sempre a un’igiene impeccabile e duratura.
Scarpe antinfortunistiche, strumenti indispensabili per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro
Le calzature ad uso professionale rientrano a pieno titolo tra i Dispositivi di Protezione Individuale.
Vediamo quali accortezze devono adottare gli operatori di ciascun settore per prevenire il rischio di infortuni.
Per un professionista è sempre essenziale indossare un abbigliamento idoneo alle mansioni che deve svolgere.
Oltre a garantire il corretto adempimento delle operazioni di lavoro, il rispetto delle norme per quanto riguarda il vestiario professionale è di primaria importanza per tutelare la salute del personale nei più svariati settori.
Un discorso che non interessa soltanto quelle attività tendenzialmente collocate in aree ad alto rischio, ma che si estende a tutti i tipi di mestiere: il rispetto di un corretto “outfit” durante le ore di lavoro non riguarda quindi soltanto gli addetti del comparto cantieristico o industriale (dove più frequentemente si riscontrano incidenti), ma coinvolge anche ristoratori, baristi, medici, infermieri, tatuatori, piercer e numerose altre occupazioni.
Attività che, seppur a uno sguardo poco approfondito possono sembrare esenti dal rischio di gravi infortuni, sono anch’esse regolamentate da precise normative per la tutela della vita umana.
SCARPE ANTINFORTUNISTICA: leggi che regolamentano il settore
Il quadro di riferimento in materia di sicurezza resta il Decreto Legislativo 81 del 2008, meglio noto come Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro. In quell’occasione il legislatore ha sancito alcuni principi comuni, considerati fondamentali in ogni ambito per salvaguardare l’incolumità dei professionisti, e ha dato allo stesso tempo specifiche istruzioni per ogni singolo comparto produttivo.
In particolare, il Testo Unico chiarisce il concetto di Dispositivo di Protezione Individuale (più frequentemente indicato con l’acronimo DPI): si tratta di tutte quelle attrezzature destinate a essere indossate dall’operatore al fine di proteggersi dai rischi riscontrabili durante lo svolgimento delle proprie mansioni.
Tendenzialmente si focalizza l’attenzione sui possibili danni causati dall’inalazione di gas dannosi o dal contatto delle nostre mani con sostanze pericolose per il nostro organismo: ne consegue l’uso di mascherine, guanti, camici, casacche, caschetti e altri dispostivi volti a proteggere la parte superiore del nostro copro.
Ma è necessario adottare precauzioni altrettanto scrupolose anche al fine di difenderci dalle minacce che provengono dal basso, delle quali spesso ci dimentichiamo: stiamo parlando dei molteplici contatti che, durante le ore di lavoro, abbiamo con il suolo e con ciò che vi possiamo trovare sopra.
Per tali motivi, il Testo Unico inserisce anche le scarpe antinfortunistiche nel vasto campo dei DPI, citandoli come indispensabili strumenti salva-vita.
TIPOLOGIA DI SCARPA ANTINFORTUNISTICA
La calzatura antinfortunistica è di primaria importanza per proteggere piedi e arti inferiori durante lo svolgimento dell’attività produttiva.
Se in origine le scarpe a uso professionale venivano adottate solo da coloro che erano considerato a rischio elevato di infortunio (soprattutto muratori, elettricisti e operai industriali) oggi le normative di legge hanno esteso l’adozione di tali calzature a molte altre categorie, tanto che persino chi lavora nel mondo della ristorazione è tenuto a indossare scarpe idonee che proteggano il piede da possibili incidenti.
Per venire incontro alla vastissima quantità di settori in cui vengono utilizzate, le calzature professionali vengono prodotte in vari modelli e materiali: se ne trovano in cuoio, in gomma e anche realizzate con composti polimerici.
È possibile scegliere tra scarpe basse (con una forma che ricorda quella dei classici sneakers), scarpe con protezione fino alla caviglia o veri e propri stivali (che possono garantire la copertura della gamba anche fin sopra al ginocchio).
La funzione primaria delle calzature antinfortunistiche è quella di proteggere i piedi dell’operatore da una lunga serie di pericoli: stiamo parlando di rischi meccanici (come schiacciamento, urto, taglio), rischi chimici e biologici (derivati da sversamento e contatto con materiale organico di varia natura), rischi fisici (quali umidità, temperature estreme e cariche elettrostatiche).
Le NOSTRE scarpe destinate all’uso professionale sono prodotte nel pieno rispetto della legislazione comunitaria in materia di sicurezza sul lavoro.
In base a quanto sancito dall’Unione Europea nel 2012, sono state emanate quattro norme (denominate ISO 20344, ISO 20345, ISO 20346 e ISO 20347) che regolamentano i vari tipi di calzature e ne stabiliscono i requisiti minimi. La ISO 20344 cita i metodi con i quali mettere alla prova le scarpe per verificarne il grado di protezione e procedere alla ripartizione nei vari sottogruppi.
La ISO 20345 si riferisce alle cosiddette “scarpe di sicurezza”, caratterizzate dalla presenza di un puntale rigido capace di resistere senza rompersi alla caduta di un peso di circa venti chilogrammi da un metro di altezza.
La ISO 20346 riguarda invece le “scarpe di protezione”, dotate di un puntale che deve essere in grado di mantenersi intatto alla caduta di un simile peso ma da mezzo metro di altezza.
La ISO 20347 infine interessa le “scarpe da lavoro”, le quali possono invece essere del tutto sprovviste di puntale.
NORMATIVE EUROPEE e CODICI UNIVOCI che esplicano le caratteristiche
Le normative europee stabiliscono poi che sulle calzature destinate all’uso professionale debbano essere riportati dei codici univoci volti a esplicare le caratteristiche addizionali del prodotto che il lavoratore sta per indossare.
Possiamo quindi trovare per esempio :
– la lettera P, volta a indicare la presenza una suola anti-perforazione,
– la lettera C, su quei modelli che garantiscano l’isolamento da scariche elettriche,
– sigle CI e HI, per indicare rispettivamente scarpe in grado di assicurare l’isolamento dal freddo o dal caldo.
In base all’associazione di caratteristiche primarie e caratteristiche addizionali, è possibile quindi giungere a una classificazione precisa dei vari modelli, offrendo agli addetti di ciascun settore la possibilità di poter scegliere il prodotto più adatto alle loro esigenze.
Si distinguono così sei classi di calzature, poste in ordine crescente in base alla protezione che possono garantire.
1. Si parte dalle scarpe indiciate con la sigla SB, modelli base che presentano un puntale rinforzato in acciaio e una suola resistente agli oli; sono piuttosto leggere, antiscivolo e dalla forma simile a quella degli sneakers.
2. Si passa poi alla categoria S1, con suole che garantiscono una funzione antiscivolo anche a contatto con gli idrocarburi e un rinforzo particolare nell’area del tallone.
3.Le scarpe di tipo S2 offrono, rispetto alle precedenti, anche l’idrorepellenza all’acqua, garantendo un piede asciutto a coloro che operano in ambienti esterni e umidi.
4. Le S3 prevedono, oltre alle caratteristiche sopra elencate, una soletta anti-perforazione per lavorare in sicurezza su terreni accidentati e nei cantieri.
5-6. Troviamo infine le categorie S4 e S5: si tratta di calzature realizzate in gomma o con materiali plastici, totalmente impermeabili, in grado di sopportare quindi la completa immersione in acqua. Entrambe le categorie presentano puntale rinforzato, suola antiscivolo e protezione del tallone, ma le S5 presentano anche una robusta lamina anti-perforazione, assente invece nelle S4.
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Guanti monouso: i rischi di reazioni allergiche, metodi per prevenirli e guanti alternativi per chi è allergico.
Alcuni soggetti mostrano intolleranze più o meno significative nei confronti di alcuni materiali utilizzati nella produzione dei guanti per uso professionale.
Dall’allergia al lattice a quella al nitrile, vediamo quali sono i sintomi da tenere sotto controllo e quali rimedi possiamo adottare per evitare conseguenze spiacevoli.
GUANTI IN LATTICE: allergie e rimedi
I guanti monouso sono uno strumento indispensabile per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro e impedire il contatto con agenti potenzialmente dannosi per l’organismo umano.
Occorre però tenere presente come in determinati individui, proprio l’utilizzo di un certo tipo di guanto possa condurre a effetti indesiderati.
Ci stiamo riferendo a quei casi di reazioni allergiche le quali possono aver luogo quando alcune persone entrano in contatto, più o meno diretto, con materiali e sostanze utilizzate nel processo di produzione dei guanti professionali.
Partiamo dalla trattazione delle allergie al lattice:
i monouso realizzati con questo materiale rappresentano senza dubbio la variante più diffusa e commercializzata in ambito sia lavorativo che domestico.
Il lattice, caratterizzato da una consistenza collosa e da un’aspetto lattiginoso (da qui l’origine del nome), viene ricavato dalla lavorazione della linfa estratta dagli alberi della gomma. Una volta isolata la materia prima, essa può essere convertita in gomma essicata o conservata allo stato liquido per essere sottoposta a ulteriori modificazioni, come nel processo produttivo dei guanti usa e getta.
Pur essendo una sostanza completamente naturale e biodegradabile, il lattice può però comportare un’ampia serie di reazioni allergiche.
Queste ultime sono causate da una risposta anomala dell’organismo umano, attivata nel momento in cui entra in contatto diretto o indiretto con alcune proteine presenti nel lattice di gomma naturale.
Solitamente si verifica una sovrapproduzione di anticorpi specifici dell’immunoglobine (IgE): riconoscendo come estranee e potenzialmente pericolose alcune componenti di tale materiale, il sistema immunitario innesca quindi una reazione difensiva esagerata.
L’intensità di tale risposta varia da soggetto a soggetto, a seconda del grado di intolleranza alle proteine sopraccitate.
Si possono verificare lievi dermatiti, caratterizzate da isolati sfoghi cutanei che interessano le zone del nostro organismo entrate in contatto con il lattice.
Ma è possibile anche la comparsa di difficoltà respiratorie più o meno gravi: alcuni individui possono manifestare reazioni allergiche anche a seguito della semplice inalazione per via aerea di micro-particelle del materiale. Questa seconda casistica è legata al fatto che i guanti sono spesso rivestiti di talco, per facilitarne l’indossatura: capita quindi che le proteine del lattice si leghino alla componente talcata del monouso, facilmente disperdibile nell’ambiente, e vadano a interessare le vie respiratorie della persona allergica.
In casi estremi non è escludibile neppure il verificarsi di shock anafilattici, per i quali si rende necessario un pronto intervento delle autorità sanitarie.
SINTOMI: L’allergia al lattice può essere lieve o grave, con sintomi quali:
- Lacrimazione degli occhi che diventano rossi;
- Starnuti o naso che cola;
- Tosse;
- Eruzione cutanea o orticaria;
- Costrizione toracica;
- Mancanza di respiro.
- Difficoltà di respirazione;
- Vertigini;
- Confusione;
- Sibilo;
- Nausea;
- Vomito;
- Battito rapido o debole;
- Perdita di coscienza.
Per evitare questo genere di conseguenze spiacevoli, è quindi essenziale sottoporsi in via preventiva a specifici test allergici in modo da conoscere i tipi di prodotti da evitare.
È importante informare il nostro medico o dentista della nostra allergia al lattice, cosicché egli possa scegliere un’alternativa al tradizionale guanto usa e getta e virare su dispositivi realizzati con metodi alternativi.
Attenzione deve essere posta anche nel settore dell’alimentazione, cercando di non mangiare cibi che possono essere stati maneggiati con dei monouso in lattice.
Nel caso di un contatto imprevisto con il materiale e di una conseguente manifestazione allergica, esistono comunque una serie di rimedi volti a ridurre le risposte immunitarie anomale del nostro organismo.
Per le dermatiti e le reazioni più lievi, si può ricorrere a trattamenti naturali: pomate a base di camomilla o calendula, olio di mandorla, creme a base di iperico o avena sono soluzioni ottimali per ridurre l’irritazione e dare sollievo alla nostra pelle.
Per i casi più gravi, può rendersi essenziale ricorrere, dietro consulto medico, anche a farmaci a base steroidea o ad antistaminici.
Si tratta in ogni caso di cure che servono esclusivamente ad alleviare i sintomi della reazione allergica e non agiscono sulla causa sottostante: l’allergia al lattice rimane incurabile, per questo motivo un’attenta prevenzione è essenziale.
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ALTERNATIVA PER CHI E’ ALLERGICO AI GUANTI IN LATTICE: Guanti senza Polvere – Guanti in Vinile e in Nitrile
È bene sottolineare come si sia registrata una diminuzione dei casi più gravi di reazione allergica a questo materiale.
A dare spiegazione di tale fatto è sicuramente l’introduzione negli ultimi anni di tecniche di produzione all’avanguardia dei guanti usa e getta: i monouso in lattice naturale vengono ormai prodotti e commercializzati in varianti privi di polvere talcata (primo responsabile della propagazione aerea delle micro-particelle del lattice) o a basso contenuto di proteine.
Si sono così ridotti significativamente i sintomi clinici e le sensibilizzazioni allergiche.
Ma a questa diminuzione contribuisce anche la diffusione di guanti professionali realizzati con materiali diversi dal lattice, spesso di origine sintetica, in grado di non scatenare reazioni indesiderate del nostro organismo.
Stiamo parlando dei guanti in vinile (il cosiddetto PVC), un prodotto di laboratorio non rintracciabile allo stato di natura.
I monouso in PVC si presentano come una soluzione altamente anallergica, pur mantenendo le stesse caratteristiche di resistenza e flessibilità di quelli in lattice.
Un discorso a parte va fatto per i guanti in nitrile, altra sostanza alternativa utilizzata nella realizzazione di questi prodotti. Si tratta di un composto organico sottoponibile a una serie di lavorazioni in laboratorio: ne possono derivare vari composti, tra cui anche un tipo di gomma sintetica che riesce a riprodurre le stesse qualità della gomma naturale. È però stata riscontrata una certa incidenza di reazioni allergiche a questo materiale.
Pur senza raggiungere l’intensità dei sintomi manifestati dalle persone intolleranti al lattice, alcuni soggetti dopo essere entrati in contatto con il nitrile hanno presentato fenomeni di irritazione e dermatite.
Queste conseguenze sono per lo più imputabili ai residui chimici del lungo processo produttivo che porta alla realizzazione del nitrile e dei suoi vari derivati. Pur non causando pericoli seri per la salute umana, tale situazione può rivelarsi particolarmente fastidiosa per il professionista coinvolto in un’operazione delicata e ad alta tasso di concentrazione.
Rimane quindi prioritario monitorare costantemente gli effetti spiacevoli che un dato materiale può arrecare al nostro organismo ed evitare ulteriori contatti diretti o indiretti con esso.
Per quanto riguarda il nitrile, è importante sottolineare come la tecnologia negli ultimi anni abbia aiutato a ridurre le reazioni a questo tipo di prodotto: sono stati infatti introdotti trattamenti di lavaggio prolungati che riducono sensibilmente la quantità di additivi chimici utilizzati nel processo industriale.
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Abbigliamento professionale, tutte le indicazioni per un lavaggio efficace
Il riutilizzo di abiti non appropriatamente sterilizzati è un serio rischio per molti settori professionali. Vediamo come agire per garantire alti livelli di pulizia e igiene all’interno dell’ambiente di lavoro, con un focus particolare al settore dentistico e a quello di estetisti e tatuatori.
Il mantenimento di alti standard di igiene e pulizia è prioritario all’interno di diversi settori professionali.
Si tratta di una esigenza raggiungibile soltanto attraverso una fedele attinenza alle norme di legge, che disciplinano ciascuna attività, e una costante collaborazione tra datori di lavoro e dipendenti.
Oltre all’utilizzo di prodotti monouso, che una volta utilizzati vanno accuratamente eliminati attraverso il relativo processo di smaltimento, molti mestieri necessitano di strumentazioni e capi di abbigliamento riutilizzabili. Questi, a differenza dell’oggettistica usa e getta, devono essere sottoposti a un accurato processo di lavaggio e sterilizzazione, che li renda pronti al nuovo utilizzo.
Ecco il nostro Abbigliamento professionale: www.misterguanto.it/categoria-prodotto/abbigliamento-professionale/
LAVAGGIO E CONSIGLI PER ABBIGLIAMENTO DENTISTI
Uno dei campi in cui la necessità di igiene è assolutamente indispensabile è ovviamente quello sanitario. In particolare, è opportuno approfondire gli adempimenti che gli addetti del settore dentistico e odontoiatrico devono rispettare.
Queste professionalità operano spesso in studi o abitazioni private, dove può non essere presente un iter di sterilizzazione strutturato come si è soliti riscontrare nelle grandi aziende ospedaliere. Occorre quindi che dentisti e odontoiatri rispettino una serie di accorgimenti che consentono di garantire il massimo della pulizia anche senza il ricorso a un lavaggio professionale dei propri capi di abbigliamento.
Il capo di vestiario sottoposto maggiormente a contatti con sporcizia ma anche con agenti patogeni di origine biologica è sicuramente il camice.
E’ consigliabile che sia bianco o di una colorazione chiara in grado di rendere facilmente visibile anche a occhio nudo eventuali macchie e contaminazioni. Il camice deve essere utilizzato essenzialmente durante le operazioni all’interno dello studio medico e dismesso non appena vengono completati gli interventi sui pazienti.
Pur in assenza di macchie evidenti, è necessario pulire l’intera divisa di lavoro almeno una volta alla settimana.
Nel caso si presenti la necessità di un lavaggio d’urgenza, dovuto al contatto con sangue o altri liquidi organici potenzialmente infettivi, è di primaria importanza disindossare il camice il prima possibile, compatibilmente con le tempistiche dell’intervento in atto.
Occorre poi pulire subito la macchia sotto acqua corrente fredda sino ad eliminare visivamente la chiazza; in un secondo momento è bene sottoporre la parte interessata a un trattamento disinfettante, ricorrendo a prodotti come l’ipoclorito di sodio.
Per quanto riguarda il lavaggio di routine è poi necessario rispettare una serie di accorgimenti speciali.
Innanzitutto per salvaguardare colorazione, forma e resistenza dei tessuti è essenziale separare i diversi capi a seconda delle loro caratteristiche.
Ogni abito ha infatti bisogno di un trattamento in linea con le proprie qualità: si consiglia quindi di leggere attentamente le etichette dove sono chiaramente indicati temperature e tipo di lavaggio cui esso deve essere sottoposto per non comprometterne il riutilizzo a lungo termine.
Per quanto riguarda i capi bianchi in cotone, dopo un pretrattamento con prodotti disinfettanti, è consigliabile passare a un programma in lavatrice, selezionando un ciclo con le temperature più elevate possibili e in ogni caso non inferiori ai sessanta gradi.
Per le divise di altri colori (sono molto diffuse in ambito sanitario le tinte più scure, come il blu) è invece necessario un programma con temperature più basse, indicativamente tra i trenta e i quaranta gradi.
In linea generale tutti i capi di abbigliamento di cotone bianco sono trattabili con maggiore sicurezza per quanto riguarda il mantenimento della loro integrità sia in termini di colore che della loro forma.
Abbigliamento colorato o con una composizione diversa dal cotone al 100% presenta un maggior rischio di deterioramento quando viene sottoposto a ripetuti lavaggi. Non è infatti inusuale avere a che fare con abiti professionali prodotti con materiali differenti: lana, seta, fibre artificiali come il rayon (ricavato attraverso la lavorazione della cellulosa) o fibre sintetiche come il poliestere sono spesso utilizzate nella realizzazione di capi di vestiario. In questi casi diventa di primaria importanza la scelta del detersivo e del programma di lavaggio specificatamente indicato nelle rispettive etichette.
Un’attenzione particolare deve essere posta poi sull’uso degli ammorbidenti: in alcuni casi infatti essi possono compromettere la qualità dei capi, specialmente di quelli provvisti di tecnologia traspirante, in grado di assorbire il sudore dalla pelle e mantenerla fresca. L’ammorbidente può infatti creare un rivestimento che inibisce la capacità del tessuto di garantire una perfetta asciugatura del derma. Anche nei casi di tessuto idrorepellente, utili per quelle professionalità a stretto contatto con liquidi dannosi, l’ammorbidente potrebbe influire sulla capacità della finitura di respingere eventuali infiltrazioni.
Concluse le operazioni di lavaggio, ci sono altre indicazioni da seguire per garantire la massima igiene al vestiario professionale. Per quanto riguarda l’asciugatura è preferibile un’asciugatura naturale, con il capo al contrario e protetto da fonti luminose dirette. Se si sceglie di usare l’asciugatrice, è consigliabile non lasciare che il capo si asciughi completamente: la maggior usura e il maggiore rischio di restringimento si verificano quando l’indumento quasi asciutto viene lasciato ulteriormente nell’elettrodomestico. Inoltre la presenza di una leggera umidità è condizione ottimale per passare alla stiratura, fase finale del processo di pulizia del capo, dopo la quale la divisa di lavoro è pronta per essere riutilizzata.
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I consigli sopraindicati non sono diretti ai soli addetti del settore sanitario, ma si estendono a una serie di professionalità che condividono con dentisti e medici la necessità di indossare capi di abbigliamento specifici sul luogo di lavoro.
CONSIGLI PER IL SETTORE ESTETICO E TATUATORI
Parliamo per esempio degli addetti del settore estetico, un campo dove minore è la possibilità di contatto con sostanze infettive ma dove permane comunque un obbligo di igiene e pulizia.
Gli estetisti sono tenuti a indossare abiti puliti, preferibilmente di colore chiaro, e sottoporli a lavaggi periodici.
Similmente anche i tatuatori e piercer devono attenersi a uno scrupoloso insieme di regole igieniche, soprattutto perché il frequente contatto con sangue e liquidi organici può comportare notevoli rischi di infezione se l’abbigliamento di lavoro non è adeguatamente trattato al termine dell’attività.
CONSIGLI SU COME CONSERVARE ABITI DA LAVORO
Concludiamo dando qualche indicazione sulle modalità di conservazione delle divise di lavoro.
Affinché l’abbigliamento pulito mantenga adeguate condizioni igieniche fino al momento del suo nuovo utilizzo è essenziale che sia riposto in appositi armadietti, lontani dal contatto con indumenti sporchi o abiti indossati all’esterno.
È opportuno avere almeno due completi di riserva puliti, in grado di essere prontamente indossati in caso di compromissione dell’abbigliamento in uso.
È infine consigliabile conservare insieme agli abiti tipicamente professionali (come camici e casacche), anche capi di vestiario comuni: magliette, pantaloni, felpe possono infatti rivelarsi più comodi e agevoli da indossare per il professionista non direttamente impegnato in un intervento. È però necessario che anche questi vestiti “comuni” non siano utilizzati mai al di fuori del luogo di lavoro riducendo così il rischio di contaminazione con le persone e gli ambienti esterni.
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