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Guanti Monouso: dal lattice al nitrile, scopri il guanto più giusto per te

Una guida per conoscere punti di forza di ogni modello e aiutare i professionisti nella scelta migliore per le loro necessità lavorative.
Dalle produzioni 100% naturali alle soluzioni anallergiche, approfondiamo le qualità specifiche di ogni tipo di guanto.

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Guanti monouso, quali scegliere?

Sono tante ed estremamente diverse le professionalità che richiedono l’utilizzo dei guanti monouso.
Altrettanto differenti sono però i materiali utilizzati nella loro realizzazione.
Cerchiamo di fare chiarezza sui vari tipi di guanti monouso e capire le caratteristiche specifiche di ogni modello.

Visitando lo shop del sito web MisterGuanto.it, vi troverete di fronte a una vasta selezione dei principali tipi di guanti per uso professionale.
La scelta va da quelli in latticecon e senza polvere (tra poco spiegheremo in cosa consiste tale distinzione), a quelli prodotti con l’utilizzo di nitrile e vinile: materiali che, come avremo modo di vedere, possono essere adoperati in contesti in cui il classico guanto in lattice non è adatto.
Anche le varianti in nitrile e vinile sono venduti con o senza polvere. Per aiutarvi in una scelta tutt’altro che scontata, il passo iniziale è scoprire le virtù di ogni modello.

Guanti monouso in lattice con polvere, origini e caratteristiche

Partiamo dai guanti in lattice.
Si tratta di un prodotto biodegradabile, quindi smaltibile senza il rischio di procurare danni all’ambiente.
Il lattice infatti è interamente naturale, ricavato dall’incisione delle cortecce degli alberi della Gomma.

La loro origine risale al XIX secolo: il chirurgo statunitense William Stewart Halsted nel 1889 commissionò infatti alla Goodyear (azienda attiva ancora oggi nella realizzazione di pneumatici) la produzione di un guanto di gomma per proteggere le mani di una sua ferrista, l’infermiera incaricata di porgergli i ferri chirurgici durante gli interventi sui pazienti. La donna aveva infatti sviluppato una dermatite causata dal contatto con i disinfettanti, che venivano all’epoca utilizzati di solito per rendere sterili le strumentazioni mediche: l’utilizzo di una protezione per la sua pelle si rese quindi necessaria per risolvere il problema. Da allora il guanto in lattice entrò in pianta stabile nelle sale operatorie di tutto il mondo, indossato sia dal personale infermieristico che dagli stessi chirurghi i quali fino ad allora avevano sempre operato a mani nude, con conseguenti seri rischi di infezione sia per la salute propria che per quella dei pazienti. L’utilizzo del guanto in lattice si estese nei decenni successivi ai più disparati ambiti professionali.

Questo tipo di guanto, oltre a garantire un’adeguata protezione contro eventuali agenti infettivi e patogeni, lascia pressoché inalterato il grado di sensibilità di chi li indossa.
Il lattice presenta inoltre una resistenza notevole ed si oppone a possibili perforazioni e strappi che possono verificarsi a contatto con le più varie strumentazioni professionali.

 

A sorprendere è poi soprattutto il carattere elastico del materiale: i guanti in lattice sono in grado di adattarsi perfettamente alle dimensioni e alla forma della mano che riveste e di riacquistare in un secondo momento, al termine del loro utilizzo, il loro aspetto originario senza la presenza di alcuna deformazione.

Sono i più diffusi tra gli addetti del settore sanitario e della ricerca bio-medica.
Non a caso garantiscono un buon grado di impermeabilità alle mani che trattano liquidi e sostanze biologiche il cui contatto diretto potrebbe comportare conseguenze dannose per l’organismo umano. 

Il lattice mostra inoltre una moderata resistenza chimica se sottoposto a soluzioni acquose, detergenti e detersivi diluiti.
Per facilitarne l’indossamento, i tradizionali guanti in lattice sono ricoperti da un leggero strato di polvere, solitamente ricavata dalla lavorazione dell’amido di mais.
Si tratta di una sostanza naturale, normalmente assorbibile senza ripercussioni particolari dal derma umano. 

La polvere inoltre non contiene glutine, cosa che consente ai guanti in lattice di  essere utilizzati anche nell’ambito della ristorazione.
Sono infatti particolarmente indicati per la preparazione di pasti per celiaci, durante la quale si rende necessaria un accurato e continuo monitoraggio affinché il piatto non contenga tracce di glutine e dei suoi derivati.

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Guanti monouso in lattice senza polvere

All’interno della gamma dei guanti in lattice, è però possibile virare anche su una soluzione senza polvere.
L’amido di mais con il quale viene prodotta può infatti causare reazioni nei soggetti che presentano allergie per quell’alimento.
L’intolleranza al mais sta diventando sempre più comune nella categoria delle allergie alimentari: essa può essere causata o associata ad altre patologie come nel caso della celiachia, ma si può presentare anche come forma allergica isolata.

L’eliminazione della polvere si rende quindi necessaria per ridurre la possibilità di dermatiti, irritazioni e allergie aeree sia in chi li indossa che in chi vi entra in contatto indirettamente

I guanti in lattice di questo tipo mantengono comunque le caratteristiche di impermeabilità e resistenza dei tipici monouso con polvere, offrendo allo stesso tempo una soluzione adatta alle pelli più sensibili e a chi presenta intolleranze alimentari, più o meno accentuate.

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Guanti monouso in lattice con aloe

È possibile trovare in commercio anche una variante di guanti senza polvere trattati con l’aggiunta di aloe

L’aloe è il succo che si ricava dalla pianta omonima: la procedura di estrazione del liquido dal vegetale è una pratica molto antica, testimoniata addirittura da fonti storiche risalenti al secondo millennio prima di Cristo.
Solo dal 1959 prese il via uno studio sistematico della pianta dell’aloe, soprattutto grazie alle indagini e agli esperimenti del farmacista statunitense Bill Coats. Questi riuscì nell’intento di mettere a punto un metodo volto a rendere più agevole l’estrazione e la successiva commercializzazione dei liquidi di quella pianta.

Da sempre utilizzata per l’igiene e la cura del corpo, l’aloe vanta pure capacità cicatrizzanti ed è usata come cura contro le ustioni. 

Applicata ai guanti monouso, garantisce una perfetta idratazione delle mani e una maggiore facilità nell’indossamento, sopperendo alla mancanza della polvere

Questo tipo di guanto è consigliato per coloro che ne fanno un utilizzo prolungato durante la loro attività lavorativa.

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Guanti monouso in lattice hi-risk

Prima di passare all’analisi degli atri materiali con cui si realizzano i guanti monouso, è importante ricordare un’ultima versione di quelli prodotti in lattice. 

Sono infatti in commercio i guanti hi-risk, indicati per le professioni in cui il rischio di contatto con agenti patogeni è più alto.

Rispetto agli altri modelli, gli hi-risk hanno una lunghezza maggiore, di solito sui trenta centimetri, che garantisce la protezione della pelle fino alla prima parte dell’avambraccio. Sono anche più spessi dei normali guanti in lattice: superano infatti gli 0,30 millimetri contro i canonici 0,20 degli altri modelli.

Realizzati senza l’aggiunta di polvere, sono dotati di clorinatura sia interna che esterna: si tratta di un trattamento a base di cloro che facilita l’indossatura e allo stesso tempo consente esternamente una maggiore resistenza alla penetrazione di liquidi e grassi. 

Presentano inoltre una finitura micro-ruvida (il cosiddetto micro-grip) che consente maggiore sensibilità e una migliore presa tattile anche a contatto con i materiali più scivolosi.

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Guanti monouso in vinile

Concluso l’approfondimento sui vari modelli di monouso fabbricati in lattice, è giunto il momento di dedicarsi all’analisi degli altri materiali con cui vengono solitamente prodotti i guanti per uso professionale. 

Uno di essi è il vinile, nome corrente del polivinilcloruro, spesso abbreviato con la sigla PVC.

Si tratta di un materiale prodotto chimicamente, non rintracciabile quindi in natura, e solitamente utilizzato per la memorizzazione analogica dei segnali sonori. 

Il PVC fu isolato per la prima volta in alcuni esperimenti di laboratorio alla fine dell’Ottocento.
Nei primi decenni del secolo successivo vennero tentati alcuni suoi utilizzi commerciali, ma il materiale si presentava estremamente rigido e allo stesso tempo fragile.
Solo a partire dal 1926, un’azienda statunitense produttrice di gomma riuscì a sviluppare una tecnica capace di rendere maggiormente lavorabile il vinile.
Ricorrendo all’aggiunta di una miscela di additivi plastificanti, si arrivò ad ottenere un prodotto molto più flessibile e malleabile, qualità che comportarono la diffusione del vinile nei più diversi ambiti professionali.
Il PVC è arrivato ben presto a sostituirsi perfino alla gomma e al lattice, di cui riesce a imitare la natura elastica e modellabile.

Viene così a tutt’oggi impiegato per la realizzazione dei guanti monouso, commercializzati a un costo minore rispetto a quelli in lattice naturale.
Inoltre l’assenza totale del lattice riduce ulteriormente le reazioni di soggetti allergici alle sue proteine, intolleranza sempre più diffusa e diagnosticata ai giorni nostri. 

Convenienza economica e riduzione di rischi allergici sono i principali vantaggi del vinile che però presenta alcune note dolenti.
Rispetto agli altri modelli prodotti con materiali di origine naturale, i guanti in PVC necessitano invece di un procedimento di smaltimento speciale, volto ad evitare che il vinile nel suo processo di decomposizione rilasci diossina.
Sono inoltre meno resistenti agli strappi e alle perforazioni rispetto agli altri modelli di guanti.

Il loro utilizzo è quindi indicato per coloro che sono impegnati in settori a basso rischio di contaminazione e che possono avvantaggiarsi di un prodotto a basso costo, ma comunque in grado di offrire una protezione soddisfacente all’organismo umano. 

I guanti in vinile si trovano anch’essi in commercio sia nella variante con polvere che in quella senza polvere.

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Guanti monouso in nitrile

Il vinile non è l’unica sostanza alternativa all’utilizzo del lattice nella realizzazione dei monouso.
È infatti possibile produrre dei guanti professionali in nitrile: quest’ultimo è un composto organico, la cui lavorazione in laboratorio ha portato alla creazione di una serie di monomeri e polimeri derivati, impiegabili in molteplici ambiti lavorativi.

 

Dal nitrile derivano per esempio le colle ciano-acriliche, potenti adesivi in grado di incollare materiale organico e usate di conseguenza essenzialmente in campo chirurgico.
Dal nitrile si può però ricavare anche un tipo di gomma sintetica, attraverso l’impiego e la lavorazione di due suoi derivati, l’acrilonitrile e il butadiene.

Tale procedimento consente quindi la produzione di guanti monouso che, rispetto ai modelli realizzati in lattice e vinile, si dimostrano in possesso di diversi punti di forza. Presentano infatti un maggior grado di elasticità, un livello più alto di resistenza meccanica e chimica, grande sensibilità  tattile e capacità ergonomica.
Sono inoltre in grado di offrire la massima protezione per chi lavora con le sostanze chimiche più pericolose per l’essere umano o per chi si trova a contatto prolungato con gli idrocarburi.

È possibile trovarne in commercio diverse varianti. 

Sullo shop del sito MisterGuanto.it, oltre ai normali guanti in nitrile senza polvere è possibile scegliere per esempio anche dei guanti in nitrile nero, anch’essi senza polvere ma dotati di clorinatura interna, per facilitarne l’indossamento, e di micro-grip sulle dita, che soddisfano i bisogni di coloro che sul luogo di lavoro hanno necessità di  una presa e una sensibilità tattile ottimale. 

Per la loro notevole impermeabilità, sono particolarmente indicati anche per tatuatori, estetisti, parrucchieri e altre professionalità che lavorano quotidianamente con tinture e liquidi coloranti.

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Le normative di riferimento

Siamo così giunti al termine del nostro approfondimento sulle diverse categorie di guanti monouso disponibili sul mercato. È bene però ricordare alcuni consigli utili che devono orientare la nostra scelta di acquisto, indipendentemente da quale sia il modello che troviamo più congeniale per le nostre necessità professionali. È infatti indispensabile verificare attentamente se il prodotto da noi selezionato sia conforme o meno alle regole europee relative alle norme di sicurezza dell’individuo.

Il guanto monouso deve innanzitutto essere prodotto nel rispetto di quanto previsto dal “Regolamento dell’Unione Europea sui dispositivi di protezione individuale”, varato nel marzo del 2016 ed entrato a tutti gli effetti in vigore dall’aprile del 2018. Affinché possano essere utilizzati in ambito lavorativo, i guanti devono essere infatti riconosciuti come dispositivi di protezione individuale. Il regolamento europeo, che indica tre categorie di rischio da cui questo genere di  dispositivi deve difendere colore che li utilizzano, inserisce i guanti monouso nella categoria più importante, la terza. Quest’ultima raggruppa esclusivamente i rischi che possono comportare conseguenze molto gravi per l’organismo, da danni irreversibili alla salute fino alla morte. Se ne deduce quindi come il corretto utilizzo di questi strumenti possa essere di vitale importanza per il benessere di chi li usa e di chi vi entra in contatto più o meno direttamente.

I guanti monouso devono poi essere conformi alla normativa contro il rischio chimico e i microorganismi, nota come EN 374. Questi prodotti devono rispettare obbligatoriamente tale normativa al fine di evitare qualsiasi penetrazione nociva nell’organismo umano e mantenere le mani ben isolate da qualsiasi tipo di contaminazione, anche dopo minuti o ore di contatto con materiali pericolosi. La EN 374 si divide in tre ulteriori livelli, in cui vengono ripartiti i singoli prodotti a seconda del loro grado di resistenza alla possibile penetrazione di agenti patogeni. C’è quindi l’EN 374-1, che raccoglie le specifiche che ogni tipo di guanto deve rispettare perché possa essere destinato a un uso professionale; l’EN 374-2, che invece raggruppa solo quei guanti in grado di evitare la penetrazione e la perforazione da parte di sostanze chimiche e batteriche; l’EN 374-3, in cui rientrano gli articoli in grado di far fronte a prodotti chimici non gassosi. Di quest’ultima sezione fanno parte i guanti in nitrile, indicati infatti per le professioni che entrano a contatto con i materiali più rischiosi per l’uomo.

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