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Cambia il guanto, cambia il processo di smaltimento

Un corretto utilizzo dei monouso professionali comporta la conoscenza delle modalità con cui vengono smaltiti. Scopriamo quali sono le dinamiche di eliminazione o di riciclo di ciascun materiale, con un particolare focus sul rispetto dell’ambiente e della salute umana.

In ambito professionale, così come in quello domestico, è sempre più ricorrente l’utilizzo di guanti monouso in grado di evitare contaminazioni e conseguenze dannose per il nostro organismo.
Sono sempre di più i settori lavorativi, da quello medico a quello estetico, da quello della ristorazione a quello dei tatuaggi e dei piercing, in cui questo tipo di protezione è regolato da precisi obblighi normativi.

La crescente diffusione dei monouso comporta necessariamente la questione del loro corretto smaltimento, onde scongiurare la possibilità di danneggiare l’ambiente e incrementare il riutilizzo di materiali riciclabili.
Come sappiamo, i guanti possono essere prodotti con diverse tipologie di materiale, ognuno rispondente alle esigenze delle differenti categorie professionali che li utilizzano.
Proviamo quindi a fare chiarezza su come ogni tipo di monouso debba essere correttamente smaltito.

Partiamo dalla categoria più nota e più diffusa sia in ambiente domestico che nei luoghi di lavoro: stiamo parlando dei tradizionali guanti in lattice.
Per la loro elasticità e flessibilità, spesso si è portati ad assimilarli a un prodotto di plastica, cadendo facilmente nell’errore di destinarlo alla raccolta differenziata dei materiali plastici.
Il lattice
è invece un prodotto interamente naturale, ricavato dall’incisione delle cortecce degli alberi della gomma. Al termine del suo utilizzo questo modello di guanto deve essere perciò destinato alla raccolta del secco residuo (la cosiddetta indifferenziata).
Il lattice è inoltre perfettamente biodegradabile, in grado di decomporsi ed essere riassorbito dall’ambiente nel giro di qualche mese.

Stessa sorte riguarda anche i guanti in nitrile. Questo tipo di monouso è prodotto a partire da un composto organico: attraverso la sua lavorazione in laboratorio, è possibile giungere alla realizzazione di una gomma sintetica molto elastica. Data la sua origine organica, questo genere di guanto, una volta dismesso, deve passare attraverso la raccolta indifferenziata, non avendo necessità, così come il lattice, di un processo di smaltimento specifico.

I rifiuti che rientrano nella categoria del secco residuo (come per l’appunto i monouso in lattice e nitrile) sono quei tipi di materiali che non possono essere destinati al riciclo e quindi a una parziale o totale riutilizzazione. Il loro smaltimento è quindi destinato alle discariche o, nel migliore dei casi, a termovalorizzatori. Questi ultimi sono impianti industriali all’avanguardia dove i rifiuti vengono bruciati, producendo calore ed energia elettrica.

Nonostante i possibili benefici che si possono raggiungere mediante la virtuosa eliminazione dei prodotti non riciclabili, è bene sottolineare come la società e le istituzioni debbano tentare di ridurre continuamente l’incidenza del secco residuo sul totale dei rifiuti prodotti: più bassa sarà tale incidenza, migliore sarà stata infatti la differenziazione e i conseguenti processi di riciclo.

Quelli prodotti in vinile, altro nome del polivinilcloruro, noto ai più con la sigla PVC.
Si tratta di un materiale prodotto chimicamente, non presente quindi in natura, che attraverso l’aggiunta di additivi plastificanti acquisisce flessibilità e malleabilità, andando a costruirsi come un perfetto sostituto della gomma e del lattice. Per le sue caratteristiche, il vinile è sempre più adoperato  anche nella realizzazione di guanti professionali monouso, diffusisi in tale versione soprattutto nei settori a basso rischio di contaminazione.

L’aggiunta di materiali plastificanti comporta però un processo di smaltimento uguale ai guanti in lattice e nitrile.
Per tali motivi, anche i guanti in vinile devono essere destinati alla raccolta indifferenziata nei rifiuti non riciclabili.

Prima di concludere il nostro viaggio attraverso i vari processi di smaltimento dei guanti professionali, è necessario indirizzare agli addetti del settore sanitario un ulteriore consiglio. In questo ambito lavorativo, è frequente il contatto con agenti patogeni di ogni genere: i monouso sono infatti utilizzati, ormai da decenni, con lo scopo di creare una prima barriera capace di evitare possibili contaminazioni tra paziente e personale medico-infermieristico. Non si deve però dimenticare che il rischio di contaminazione resta alto anche dopo che si è terminato l’impiego dei guanti.
Se smaltiti in modo non congruo o abbandonati nell’ambiente, i monouso possono trasformarsi da barriera a possibile veicolo di propagazione di sostanze nocive.
Occorre quindi ricordarsi di rimuovere subito il guanto una volta terminato il suo utilizzo e destinarlo ad appositi contenitori di raccolta: solitamente segnalati con colori diversi, questi ultimi sono destinati a raccogliere i materiali entrati in contatto con elementi organici potenzialmente infettivi, i quali vanno quindi tenuti separati dai rifiuti generici e trattati con un processo di smaltimento specifico.

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